Sentenza Peppa Pig
A fine dicembre 2019, la Corte intermedia della provincia di Jiangxi, Cina orientale, ha emesso una sentenza a favore del “papa’” di Peppa Pig, condannando il trasgressore del copyright alla “compensazione delle perdite subite”.
Peppa Pig ha incontrato il favore del pubblico cinese nel 2015, catalizzandone subito l’attenzione, con successo immediato, nonostante la censura sul web da parte delle autorita’ di Pechino che lo consideravano diseducativo ed immorale. Tuttavia, poco dopo, il cartone animato si e’ trasformato in un vero e proprio cult, facendo proliferare un vasto business di gadget ispirati al cartone animato. Tra questi e’ stato commercializzato on line un giocattolo identico all’immagine di Peppa Pig, suscitando l’immediata reazione del proprietario, Entertainment One e Astley Baker Davies, con sede nel Regno Unito, che, nel mese di agosto 2019, ha citato in giudizio il trasgressore.
Poiché l'attore non ha prodotto prove sufficienti relative alle sue specifiche perdite monetarie, ma ha affrontato i costi necessari per porre fine alle violazioni attraverso canali legali, la Corte ha ordinato al trasgressore di pagare 30.000 yuan (circa 4.300 dollari USA) come compensazione delle perdite subite.
In proposito, di particolare interesse e’ il metodo adottato da alcune Corti intermedie cinesi sulla risoluzione delle controversie in materia di Proprieta’ Intellettuale, secondo il principio del “3 in 1” . Infatti, non solo sono state istituite, nelle Corti , sezioni specializzate IP ma e’ stato previsto che i giudizi possano essere svolti, su autorizzazione della Suprema Corte Popolare, di fronte ad un unico collegio di giudici della Corte Intermedia che si pronuncia applicando sia la normativa penale che quella civile nonche’ quella amministrativa (ecco il perche’ del “3 in 1”) , con la conseguenza di accertamenti giudiziali contemporanei, maggiormente efficienti, e meno onerosi per le parti.
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